Eroi dell'Olimpo. La casa di Ade by Rick Riordan

Eroi dell'Olimpo. La casa di Ade by Rick Riordan

autore:Rick Riordan [Riordan, Rick]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Juvenile Fiction, General
ISBN: 9788852057489
Google: K6MoBQAAQBAJ
editore: Edizioni Mondadori
pubblicato: 2014-11-17T23:00:00+00:00


XXXVIII

ANNABETH

La cosa più assurda?

Il drago era sicuramente la creatura più bella che Annabeth avesse visto da quando era precipitata nel Tartaro. Aveva la pelle screziata di verde e giallo, come la luce del sole che filtra fra le chiome degli alberi in una foresta. I suoi occhi da rettile erano della tonalità verde mare che Annabeth preferiva, proprio come quelli di Percy. Quando il drago dispiegò il collare membranoso intorno alla testa, Annabeth non poté evitare di pensare quanto fosse regale e meraviglioso il mostro che stava per ucciderla.

Era lungo almeno come un vagone della metropolitana. I suoi giganteschi artigli sprofondavano nel fango mentre si trascinava avanti, sferzando la coda da una parte all’altra. Sibilò, sputando getti di veleno verde che fumavano sulla superficie ricoperta di muschio e incendiavano i fossi di catrame, riempiendo l’aria del profumo di pino e zenzero freschi. Il mostro aveva perfino un buon odore. Come gran parte dei dragoni, era privo di ali ed era più lungo e serpentesco di un drago, e sembrava famelico.

— Bob, cos’è questo affare che ci troviamo davanti? — chiese Annabeth.

— Un dragone meoniano — rispose il Titano. — Della Meonia.

Un’altra informazione utile. Annabeth avrebbe colpito Bob in testa con la scopa, se fosse stata capace di sollevarla. — Ce l’abbiamo un modo per ucciderlo?

— Chi, noi? — Bob scosse il capo. — No.

Il dragone ruggì come per sottolineare il concetto, riempiendo l’aria di altro veleno al profumo di pino e zenzero. Sarebbe stato un deodorante fantastico per l’auto.

— Porta Percy al sicuro — disse Annabeth. — Lo distraggo io.

Non aveva idea di come avrebbe fatto, ma non c’erano altre scelte. Non poteva lasciar morire Percy, finché avesse avuto la forza di reggersi in piedi.

— Non ce n’è bisogno — ribatté Bob. — Fra poco…

— ROOOOOAAAR!

Annabeth si girò, mentre il gigante emergeva dalla capanna. Era alto quasi sei metri – tipica altezza da gigante – con il busto umanoide e le zampe squamose, da rettile, come un dinosauro bipede. Non aveva armi. Invece di un’armatura, indossava una maglietta di pelli di pecora a pois di cuoio verdi. Aveva la carnagione rosso ciliegia. La barba e i capelli color ruggine erano intrecciati a ciuffi di erba, foglie e fiori di palude.

Gridò in tono di sfida, ma non guardava Annabeth. Bob la tirò via appena in tempo, mentre il gigante si scagliava contro il dragone.

Si scontrarono formando una strana scena di combattimento dalle tinte natalizie: verde contro rosso. Il dragone sputò veleno. Il gigante si lanciò di lato, afferrò la quercia e la strappò da terra, con le radici e tutto. Il vecchio teschio si polverizzò, mentre l’immensa creatura sollevava l’albero come una mazza da baseball.

La coda del dragone afferrò il gigante alla vita, trascinandolo verso le zanne digrignanti. Ma, non appena fu a tiro, il gigante gli infilò l’albero dritto in gola.

Annabeth si augurò di non dover mai più vedere una scena del genere. L’albero trafisse il gargarozzo del dragone e lo inchiodò a terra. Le radici cominciarono a muoversi e,



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